La Mostra

Figlie, mogli, sorelle di pittori, o a volte donne di religione: la mostra Le Signore dell’Arte presenta non solo la grandiosa abilità compositiva di queste pittrici, ma attraverso il racconto delle loro storie personali guarda al ruolo da loro rivestito nella società del tempo, al successo raggiunto da alcune di esse presso le grandi corti internazionali, alla loro capacità di sapersi relazionare, distinguere e affermare, trasformandosi in vere e proprie imprenditrici, e di sapersi confrontare con i loro ideali e diversi stili di vita.


Queste pittrici sfidano l’universo dell’arte “al maschile”, adottando le canoniche regole compositive e iconografiche riuscendo però ad apportare inediti guizzi inventivi ed espressioni audaci. Una “maniera” resa non soltanto attraverso il ritratto, centro dinamico dell’espressione pittorica, che limita lo spazio e rende la carne, la stoffa, il dettaglio, luoghi privilegiati dello sguardo ma anche tramite la loro produzione religiosa, mitologica e di genere, spaziando a tutto campo nei loro diversificati percorsi umani e stilistici. Che siano ritratti o composizioni simboliche di frutti e fiori, i soggetti ritratti diventano potenti strumenti di libertà dell'espressione, testimoni dei misteri della psiche in bilico tra virtù e pathos sordo e doloroso, dalla carica eroica intima e quotidiana ma che a volte raggiunge un’ampiezza teatrale che mescola l'esistenza con la storia.


Donne che fanno, tutte, della pittura la loro professione, al di fuori delle botteghe dei Maestri. Un percorso, che porterà alcune di loro a far parte delle Accademie del tempo: Artemisia Gentileschi viene ammessa all’Accademia del disegno di Firenze nel 1616; della prestigiosa Accademia di San Luca a Roma faranno parte Giovanna Garzoni, Anna Maria Vaiani, Virginia Vezzi, Maddalena Corvina, Plautilla Bricci, Elisabetta Sirani, Diana Scultori e Maddalena Corvina. A legittimare la figura della donna artista nella storiografia contemporanea è già il Vasari che introduce nelle due edizioni delle Vite(1550 e 1568) il racconto dell’attività della scultrice bolognese Properzia de’Rossi alla quale dedica un’intera biografia, ma cita anche altre donne che si sono distinte nella pratica artistica. Ma è con Chiara Varotari ed Elisabetta Sirani, che si arriva all’apertura rispettivamente a Venezia e a Bologna delle prime scuole d’arte per sole donne.


Nomi altisonanti ma non solo: la mostra, porta in evidenza anche una costellazione di giovani talentuose che, seppur con storie e percorsi differenti, fanno comprendere come il ruolo delle donne acquisito nel corso del XVI e XVII secolo non sia legato solo a singoli episodi sporadici o straordinari, ma è un fenomeno che abbraccia, con caratteristiche diverse, tutta l’Italia.