La mostra

La mostra a Palazzo Reale riunisce 13 opere, prevalentemente su tavola, nessuna delle quali prima esposta a Milano: una sequenza di capolavori assoluti mai riuniti tutti insieme in una esposizione. Ognuno di essi ha provenienza accertata e visualizza quindi il tragitto compiuto da Giotto attraverso l’Italia del suo tempo, in circa quarant’anni di straordinaria attività.

Si attraverseranno dapprima le sale in cui saranno esposte le opere giovanili: il frammento della Maestà della Vergine da Borgo San Lorenzo e la Madonna da San Giorgio alla Costa, documentano il momento in cui il giovane Giotto era attivo tra Firenze e Assisi. Poi il nucleo dalla Badia fiorentina, con il polittico dell’Altar Maggiore, attorno al quale saranno ricomposti alcuni frammenti della decorazione affrescata che circondava lo stesso altare. La tavola con Dio Padre in trono proviene dalla Cappella degli Scrovegni e documenta la fase padovana del maestro.

Segue poi lo straordinario gruppo che inizia dal polittico bifronte destinato alla cattedrale fiorentina di Santa Reparata, e che ha il suo punto d’arrivo nel polittico Stefaneschi, il capolavoro dipinto per l’altar maggiore della Basilica di San Pietro.

Il percorso espositivo si chiude con i dipinti della fase finale della carriera del maestro: il polittico di Bologna, che Giotto dipinse nel contesto del progetto di ritorno in Italia, a Bologna, della corte pontificia allora ad Avignone; e il polittico Baroncelli dall’omonima cappella di Santa Croce a Firenze, che nell’occasione della mostra verrà ricongiunto con la sua cuspide, raffigurante il Padre Eterno, conservata nel museo di San Diego in California.

Prestiti così straordinari si devono alla collaborazione lungimirante di istituzioni e proprietari ed al supporto scientifico e tecnico di molti uffici del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo.
Grazie all’impiego di appropriate tecnologie e alla perizia di esperti, la mostra sarà completata dall’emozionante esperienza della visione ravvicinata dei dipinti murali che Giotto realizzò nella Cappella Peruzzi di Santa Croce a Firenze. Al ciclo, rovinatissimo per ridipinture e cattivi restauri, è stato infatti recentemente dedicato un progetto diretto dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze e sostenuto da Villa I Tatti The Harvard University Center for Italian Renaissance Studies. L’intervento ha consentito di sottoporre gli affreschi a indagini innovative, in particolare tramite riprese fotografiche a ultravioletto, inconsuete per dipinti di questo tipo. È così apparso un Giotto assolutamente non visibile ad occhio nudo, di una qualità altrimenti inimmaginabile. Finora solo pochi privilegiati ammessi a salire sui ponteggi della cappella avevano potuto fruire di questa esperienza eccezionale; offrirla ora al vasto pubblico della mostra e di Expo Milano 2015 significa anche rendere omaggio alla tradizione di eccellenza scientifica che l’Italia ha costruito, nel corso di molti decenni, nel campo del restauro, della conservazione e della conoscenza del suo patrimonio storico artistico.

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